Cronaca del lavoroSenza categoria

Dopo il Jobs Act la rivoluzione dei Centri impiego

Dopo aver incassato il provvedimento sul cosiddetto Jobs Act, il Governo si prepara a fare un ulteriore salto in avanti, tentando di rivoluzionare il sistema del Collocamento. Si tratta di una riforma direttamente collegata proprio al Jobs Act, e senza la quale, proprio quel provvedimento, rischierebbe di perdere colpi e arenarsi. Toccare i gangli del ‘Collocamento’ è da sempre stato un rischio, visto che comunque si tratta di materia concorrente tra Stato e Regioni e dunque rientra nella discussione più generale che investe il Titolo V della nostra Costituzione, (la riforma costituzionale riporta le politiche del lavoro nell’esclusiva competenza dello Stato, ndr) ma al tempo stesso continuare con politiche del lavoro dissimili tra nord, centro e sud del Paese è oggi assolutamente improponibile.

Ed ecco allora che il Governo ridisegna questo pianeta addormentato, attraverso un organo centrale (Agenzia) e una nuova interpretazione del loro ruolo da parte dei 556 Centri per l’Impiego sparsi nel territorio. La riforma punta a valorizzare e qualificare l’attività di questi organi periferici dello Stato, attraverso una piena collaborazione anche con il privato, cosa che solo parzialmente c’è stata nel passato e che è uno dei motivi che nulla o poco hanno prodotto in materia di occupazione, rioccupazione e formazione.

Basti pensare che l’intermediazione dei Centri per l’Impiego, produce solo il 3% del ricollocamenti al lavoro, una cifra assolutamente improponibile, visti i costi che lo Stato e Regioni affrontano per far alzare ogni giorno la saracinesca a questi uffici pubblici. Questa rivoluzione, che dovrà essere conclusa entro la metà del mese di giugno, per poi avviare la sperimentazione e arrivare, nel prossimo anno ad avere una macchina nuova e che possa dare risposte ai milioni di disoccupati del nostro Paese.

L’Agenzia Nazionale, avrà il compito delicatissimo di sviluppare, nei territori, politiche del lavoro e formazione uniformi, superando, le differenze di intervento che vengono oggi pianificate, con sensibilità diverse da Regione a Regione. Per produrre risultati il Governo, come detto, pensa al coinvolgimento dei soggetti privati, che fino ad ora, hanno avuto ruoli marginali rispetto ai Centri per l’Impiego.

Sul punto, si dice, ci sarà concorrenza, anche se ancora non è chiarissimo come. Certo è che, come dice la Cgil con Serena Sorrentino, componente la segreteria nazionale di quel sindacato, in una sua presa di posizione sul supplemento ‘Affari e Finanza’ del quotidiano la Repubblica «concorso tra pubbico e privato va bene. A pregiudicare questa riforma è l’idea che si possa fare senza investire nei Centri per l’Impiego». Va detto infatti, che le risorse orientate dal bilancio dello Stato verso questo capitolo di spesa sono solo lo 0,04% del Pil. Una cifra che ci colloca agli ultimi posti in Europa.

Articoli correlati

Close