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Lavoro agile, sondaggio di MeglioQuesto e Tecnè su imprese e lavoratori

Strumento per affrontare la crisi. Nel 2021 lo ha adottato il 40% delle aziende italiane

 

È stata presentata giovedì 3 marzo 2022 alla smart conference “La Vita Agile la ricerca di MeglioQuesto e Tecnè che ha misurato l’apprezzamento dello smart working.

Negli ultimi due anni il lavoro agile si è rivelato uno strumento indispensabile per affrontare la crisi. Grazie allo smart working le imprese sono diventate più competitive e hanno innovato prodotti e servizi migliorando la marginalità.

Rispetto al periodo pre-covid il 23,4% delle imprese ha cambiato l’organizzazione dei processi di produzione e vendita, il 20,2% ha avviato la produzione di nuovi beni o servizi, il 9,6% ha dismesso linee di produzione ritenute non più interessanti.

La ricerca ha evidenziato che nel 2020 per fronteggiare l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica il 56% delle imprese del campione ha fatto ricorso al “lavoro agile”, rispetto al 15,6% che ha invece utilizzato la cassa integrazione, il 12,2% che ha ridotto l’orario di lavoro dei dipendenti e il 4% che ha tagliato il numero di addetti.

Finita la fase più acuta della pandemia, nel 2021 il 39,2% delle imprese ha continuato a utilizzare lo smart working coinvolgendo nel lavoro da remoto il 28,9% degli addetti.

Per il 76,5% delle imprese il rapporto tra azienda e lavoratori non ha subito sostanziali modifiche. Solo il 4,4% dei lavoratori impegnati nel lavoro da remoto non si è recato mai in azienda mentre il 74,4% vi si reca almeno una volta al mese. Il 66,7% va sul posto di lavoro 1-2 volte a settimana.

In larga misura i lavoratori apprezzano lo smart working. L’81% del campione apprezza il risparmio sui costi di spostamento, il 73% lo apprezza perché si evitano i pasti fuori casa e il 52,2% per la migliore conciliazione dei tempi di vita familiari. Infine per il 52,9% perché migliora la produttività.

Il questionario è stato somministrato tra il 10 e il 20 febbraio 2022 a un campione di 2.000 lavoratori e 500 imprese.

«Dalla seconda metà del 2021 – commenta Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè – Sembrano prendere forma nuovi paradigmi produttivi: l’utilizzo dello smart working sta cambiando le aziende, oltre ad aver cambiato la vita di milioni di italiani».

«È cambiata l’organizzazione del lavoro – dice Felice Saladini, Ceo di MeglioQuesto – Oggi abbiamo una visione più comunitaria e meno gerarchica. Abbiamo riscoperto il valore della fiducia della formazione e l’importanza del dialogo sociale».

NOTA METODOLOGICA

L’universo di riferimento della ricerca è costituito dalle imprese dell’industria e dei servizi con più di 5 addetti il cui processo di produzione o vendita di beni e servizi può essere svolto, in alcuni parti importanti, in smart working.

Si tratta di circa 1.8 milioni di imprese e 8.3 milioni di lavoratori. Per tale ragione sono state escluse dall’indagine le attività dove il “lavoro agile” non è possibile (o non rappresenterebbe un fattore produttivo importante) quali, per esempio alloggio e ristorazione, commercio, riparazione di autoveicoli, cave e miniere.

Nello specifico il campione rappresenta, quindi, le imprese e i lavoratori dei settori:

dell’industria (attività manifatturiere, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento);
dei servizi (informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, istruzione).

Il campione utilizzato è di tipo probabilistico, stratificato per area geografica (nord – centro – sud e isole) e classe di addetti (5 – 49 addetti e oltre 49).

Per le interviste è stato utilizzato un questionario strutturato somministrato con metodologia c.a.t.i. – c.a.w.i. Le interviste sono state effettuate tra il 10 e il 20 febbraio 2022.

Il campione di lavoratori è costituito da 2.000 casi e il campione di imprese da 500 casi (oltre a 50 casi di sovra-campionamento per le aziende con più di 49 addetti).

Per quanto riguarda le imprese, le interviste sono state effettuate a un rappresentante del vertice aziendale.

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